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Modo di vivere
Hai mai notato un albero che sta nudo contro il sole, com’è bello?
Tutti i suoi rami sono delineati, e nella sua nudità vi è una poesia,
vi è una canzone.
Ogni foglia è andata e sta aspettando la primavera.
Quando arriva la primavera, riempie di nuovo l’albero con la musica
di molte foglie, le quali nella giusta stagione cadono e vengono soffiate via.
E questo è il modo in cui va la vita.
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Flussi e riflussi
Quella mattina microscopiche goccioline sospese nell’aria e presso il suolo,
davano vita ad un mare di nebbia che invadeva il paesaggio collinare.
Altalenanti flussi di nebbia accarezzavano le dolci colline e
si poteva ammirare anche quello straordinario movimento che creava imponenti
onde di nebbia bianche che si infrangevano sulle creste più alte,
e si adagiavano, poi, per continuare a lambire il paesaggio.
Se ne poteva udire il suono e osservare la stupenda danza dagli innumerevoli passi
che rendeva il paesaggio ovattato e surreale.
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Splendore d’essenza
Era un mattino lucente e la leggera bruma se ne stava andando
col sorgere del sole.
Dolcemente, la luce intensa del sole, fu rapita
dai rami e le delicate foglie verdi e vibranti di un giovane albero;
era una visione scintillante, gioiosa; la luce si scomponeva in tanti raggi,
ognuno dei quali sembrava voler raccontare un segreto e tutti insieme creavano
una bellezza che andava oltre il dicibile.
Quei meravigliosi raggi di luce erano lì, chiari, forti, penetranti e
non lasciavano segno, era fuoco che non lasciava cenere,
era lo splendore dell’essenza.
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Al di là delle colline
Si poteva ammirare con semplicità il rilucente verde dei prati circostanti.
La sinuosa strada che li attraversava sembrava voler essere un invito a
percorrerla per poter osservare da vicino ogni filo d’erba senza calpestarlo.
Le chiazze di luce, che il sole al passaggio delle nuvole infondeva nei prati,
si muovevano insieme allo sguardo per poi perdersi al di là delle colline.
Mentre il panorama ricreava lo spirito, lo stupore abbracciava l’intero essere.
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Salubre profumo
Nell’attesa della vicina estate l’incolta campagna si veste di fiori spontanei.
Si poteva ammirare l’ondeggiare dei delicati fiori gialli e dei rossi papaveri
al dolce soffio del vento e udirne il flebile fruscio.
Sintonizzato con il ticchettio dei grilli e l’intermittente suono del volo delle api
che balzavano da un fiore all’altro, quel luogo suggeriva non solo un segnale
di assoluta salubrità, era anche un invito ad osservare l’armonia, la bellezza, e
annusare l’aria imbalsamata dal profumo.
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Consapevolezza dei sensi
Se riusciamo a guardare quelle colline non soltanto con gli occhi
- i nervi ottici in azione - ma con tutti i sensi, con tutta la nostra energia,
con tutta la nostra attenzione, allora non esiste il me.
Quando non c’è il me non c’è il desiderio di qualcosa di più o il tentativo
di raggiungere qualcosa di più grande.
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Profondità di vita
Era un luogo quieto, non si sentiva il rumore di un’automobile, e la casa, lì dappresso, tranquilla. Quelle querce meravigliosamente nude e immobili, erano circondate di
incantevoli fiori gialli che, sotto la luce del meriggio e la fugace mutevolezza del cielo, giocavano con dignità con la dolce brezza del vento.
Una particolare profondità di vita era ben percepibile e conquistava la mente silenziosa.
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Estatica visione
Qui si poteva vivere senza tempo, senza un passato e senza un futuro,
perché si diventava una cosa sola con questa visione interamente estatica;
non eri più un essere umano, uno straniero appartenente ad altri luoghi:
tu eri il cielo e la terra.
Non esistevi più tu che scegli, confronti, agisci e ricerchi;
tu eri con tutto, in tutto, eri tutto.
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Soffuso incanto
Era una mattina splendida e la vista dalla sommità di questa collina era mozzafiato:
La nebbia lambiva le pianure, e dietro, a fare da sfondo, le colline.
Il podere in questa nobile posizione sovrastava l’intero paesaggio e ne era la fortezza
che sembrava interessata a proteggere e a favorire il muoversi dello sguardo che lo contemplava.
Si poteva notare anche il luccichio dorato dell’umidita presente nel terreno che rifletteva
il colore del cielo.
Era una visione che annullava la coscienza attraverso la grandiosità e il silenzio.
Era una sorta di incanto soffuso di pace, delicato e pervasivo.
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Incessante piacere
Regnava una quiete inusuale, e poco distante dal grande e meraviglioso albero
secco, si ergeva solitaria, in un tripudio di campi verdissimi e perfettamente lavorati,
una piccola e giovane pianta. Lo straordinario ed enorme albero, sembrava sostenuto
da delicate foglie verdi che abbracciavano la base del suo grande tronco, e aveva raggiunto
nella sua solitudine una grande forza e simmetria; era qualcosa di vitale: anche se
privo di linfa, sembrava dominare tutto ciò che c’era intorno. Sembrava essere lì per
rasserenare e fornire un incessante piacere allo sguardo dell’uomo.
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Desto splendore
Era un mattino piacevole e c'era un'allegra brezza.
I pioppi vivi erano immersi nel tremolio e nella danza delle foglie
che risplendevano e scintillavano al sole contro l'azzurro del cielo.
Le stanche foglie scosse dal vento risuonavano e alcune fuggivano danzando
in accordo con il seducente fruscio.
Era uno scenario in cui ogni cosa era desta e c'era splendore.
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Alberi amici
Mi trovavo in macchina vicino Asciano.
Ad un tratto la mia attenzione fu rapita da un piccolo bosco che abbracciava un'oasi di alberi densi di foglie colorate. C'era una piacevole brezza che accarezzava le foglie e tutte con grande decoro giocavano con il respiro del vento; il sole della sera le rendeva ancora più ricche e luminose di colori sgargianti.
Erano delicate e vulnerabili foglie d'autunno e si poteva afferrare il gioioso sussurro e l'elegante movimento della luce.
Era una visione incantevole e tutti quegli alberi colorati, con quel loro strano distacco, erano amici.
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